Da qualche anno l'Italia si è trasformata in un
laboratorio politico, in cui sono emerse molte proposte per promuovere una
discontinuità giudicata da tutti necessaria. I “manifesti” (per un «nuovo
capitalismo», «per la cultura», per «fermare il degrado», per un «nuovo
realismo», per la «decrescita», per «un mondo senza lavoro», ecc.) si sono
moltiplicati.
Si tratta però, per ora, di iniziative che
restano isolate, e faticano a creare vere convergenze. Forse proprio perché
sono molte, ed essendo molte (più di una o due) sono troppe: non manifestano
più, falliscono il loro scopo.
Il primo proposito di questo blog è creare un
terreno unico di confronto in cui si possano valutare le diverse proposte, ed
elaborare nuove soluzioni.
Il titolo "filosofia pubblica" intende
suggerire che l'auspicata «rigenerazione della politica» si può ottenere solo
attraverso una critica radicale dei criteri e dei metodi che fino ad oggi hanno
guidato le scelte pubbliche, e che una critica radicale di questo tipo richiede
l'adozione di una prospettiva che non è sbagliato definire filosofica.
Per tradizione e consuetudine, la filosofia è una
prospettiva preliminare, critica, e normativa. Che vuol dire: è rivolta alle
premesse, agli orientamenti di base, o ai primi principi di qualunque attività
cognitiva (scienza, arte, politica, vita privata e pubblica); mira a
descrivere, dunque a ricostruire tali premesse o principi, ma anche a valutarli
criticamente, e a modificarli, ovvero a fissare le regole pre-giuridiche,
pre-politiche, prescientifiche, pre-esistenziali, che dovrebbero guidarci nel
promuovere leggi, e organizzare la vita associata secondo giustizia, libertà,
benessere.
Questa immagine della filosofia si può discutere.
Forse la pratica che associamo alla parola “filosofia” non è solo questo. Ma
certo è che se davvero abbiamo bisogno «di un elettroshock, di un nuovo grande
progetto di ricostruzione» come ha detto il segretario del Pd laziale dopo gli
scandali che hanno travolto la Regione Lazio, è questo genere di filosofia che
dovrebbe essere messa in gioco.
Naturalmente, non è solo ai dipartimenti o alle
«scuole» di filosofia che dobbiamo rivolgerci per trovare queste risorse. Le
istituzioni della filosofia al momento soffrono le stesse difficoltà di
qualsiasi altro settore della vita pubblica. Per questo pensiamo che la
«filosofia pubblica» oggi necessaria debba nascere da un confronto discussivo
più ampio, che non coinvolge i soli filosofi. Per questo pensiamo che la
riflessione sui fondamenti condivisi debba anche essere riflessione sui
fondamenti di tale riflessione, ovvero critica e ripensamento della filosofia
come siamo abituati a pensarla e praticarla.
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