Perché questo blog (2013)




Da qualche anno l'Italia si è trasformata in un laboratorio politico, in cui sono emerse molte proposte per promuovere una discontinuità giudicata da tutti necessaria. I “manifesti” (per un «nuovo capitalismo», «per la cultura», per «fermare il degrado», per un «nuovo realismo», per la «decrescita», per «un mondo senza lavoro», ecc.) si sono moltiplicati.

Si tratta però, per ora, di iniziative che restano isolate, e faticano a creare vere convergenze. Forse proprio perché sono molte, ed essendo molte (più di una o due) sono troppe: non manifestano più, falliscono il loro scopo.

Il primo proposito di questo blog è creare un terreno unico di confronto in cui si possano valutare le diverse proposte, ed elaborare nuove soluzioni.



Il titolo "filosofia pubblica" intende suggerire che l'auspicata «rigenerazione della politica» si può ottenere solo attraverso una critica radicale dei criteri e dei metodi che fino ad oggi hanno guidato le scelte pubbliche, e che una critica radicale di questo tipo richiede l'adozione di una prospettiva che non è sbagliato definire filosofica.

Per tradizione e consuetudine, la filosofia è una prospettiva preliminare, critica, e normativa. Che vuol dire: è rivolta alle premesse, agli orientamenti di base, o ai primi principi di qualunque attività cognitiva (scienza, arte, politica, vita privata e pubblica); mira a descrivere, dunque a ricostruire tali premesse o principi, ma anche a valutarli criticamente, e a modificarli, ovvero a fissare le regole pre-giuridiche, pre-politiche, prescientifiche, pre-esistenziali, che dovrebbero guidarci nel promuovere leggi, e organizzare la vita associata secondo giustizia, libertà, benessere. 

Questa immagine della filosofia si può discutere. Forse la pratica che associamo alla parola “filosofia” non è solo questo. Ma certo è che se davvero abbiamo bisogno «di un elettroshock, di un nuovo grande progetto di ricostruzione» come ha detto il segretario del Pd laziale dopo gli scandali che hanno travolto la Regione Lazio, è questo genere di filosofia che dovrebbe essere messa in gioco.

Naturalmente, non è solo ai dipartimenti o alle «scuole» di filosofia che dobbiamo rivolgerci per trovare queste risorse. Le istituzioni della filosofia al momento soffrono le stesse difficoltà di qualsiasi altro settore della vita pubblica. Per questo pensiamo che la «filosofia pubblica» oggi necessaria debba nascere da un confronto discussivo più ampio, che non coinvolge i soli filosofi. Per questo pensiamo che la riflessione sui fondamenti condivisi debba anche essere riflessione sui fondamenti di tale riflessione, ovvero critica e ripensamento della filosofia come siamo abituati a pensarla e praticarla.

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